Le piante grasse sono considerate le piante per pollici neri per eccellenza.
Nella mia esperienza, invece, le piante grasse e succulente non sono affatto le più semplici da curare, anzi! Nel mio “cimitero” delle piante spiccano proprio i cactus.
Tutte le piante temono i ristagni d’acqua, ma per le piante grasse e le cactacee in particolare, questo vale ancora di più: soprattutto nelle stagioni meno calde, basta un’innaffiatura sbagliata per avviare un processo di marciume radicale difficilmente invertibile.
Molte delle mie piantine grasse, purtroppo, le ho perse proprio così: esagerando con le innaffiature, la pianta è marcita velocemente, fino ad afflosciarsi e ricadere su sè stessa.
Credo che un altro motivo di sofferenza delle mie piante grasse sia stata l’alta percentuale di umidità ambientale che c’è nel mio appartamento: in genere questa è superiore al 50%. Questa umidità va benissimo per le piante tropicali, mentre le cactacee gradiscono un’aria decisamente più secca, con una percentuale di umidità intorno al 30%.
Tuttavia, ci sono alcune piante succulente che invece gradiscono un’aria più umida: ad esempio, il Senecio e la Ceropegia, che infatti prosperano felici nel mio appartamento.
I cactus che attualmente sopravvivono nel mio appartamento sono solo tre, e ho attuato la strategia di riporli in una piccola serra di Ikea, per proteggerli dall’eccessiva umidità ambientale che sarebbe dannosa. Procedo molto raramente con le innaffiature, circa una o due volte al mese in estate, bagnando le piantine per immersione, e sospendendo completamente le innaffiature nella stagione fredda.
Insomma, i cactus non sono piante che consiglierei per il primo approccio al mondo botanico: trovo molto più semplici i Pothos, le Sanseverie o la Tradescantia!